venerdì 23 dicembre 2011
martedì 22 novembre 2011
lunedì 21 novembre 2011
lunedì 10 ottobre 2011
Cena di Gala e Beneficenza dell'Ordine Mauriziano a Milano
Venerdì 7 ottobre 2011, presso Palazzo Cusani in Via Brera a Milano, si è svolta la Cena di Gala e di Beneficenza organizzata dalla Delegazione dell’antichissimo e prestigioso Ordine cavalleresco (religioso, ospedaliero, militare e dinastico) dei Santi Maurizio e Lazzaro della Lombardia. Erano presenti il Generale Gran Maestro, Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele, Duca di Savoia e Principe di Napoli, Capo della Real Casa, insieme alla Principessa Marina; accompagnati dal Delegato regionale Sua Eccellenza il Principe Don Alberto Giovanelli. Sono intervenute oltre trecento persone, gentili Dame e signori Cavalieri appartenenti agli Ordini Dinastici di Casa Savoia, rappresentanti della aristocrazia milanese e lombarda, della politica e delle istituzioni locali, del mondo della cultura e della imprenditoria, fra i quali: S.E. Stefano Di Martino (vice Delegato regionale, già vice Presidente del Consiglio Comunale di Milano), S.E. il Nob. Sandro Pierato (Membro della Consulta dei Senatori del Regno), il Rev.mo Don Simone Rolandi (Priore della Lombardia), il Nob. Don Giancarlo Melzi d’Eril dei Duchi di Lodi (Vicario di Milano), i fedelissimi Urbano e Silvana Alessio (rispettivamente Cavaliere e Dama di Gran Croce dell’Ordine Mauriziano), il Barone Guglielmo Gudobono Cavalchini dei Conti di Sciolze (Delegato Lombardo del Sovrano Militare Ordine di Malta), il Conte Cav. Andrea Boezio Bertinotti Alliata, il Cav. Claudio Pennati (Delegato Lombardo della Associazione Nazionale Insigniti degli Ordini Cavallereschi), i Conti Ganassini di Camerati, i Baroni Jonghi Lavarini von Urnavas. Impeccabile organizzatrice della serata è stata la Contessa Maria Lorenza Fisogni Thellungh de Courtelary, Dama di Gran Croce dell’Ordine Mauriziano, coadiuvata dai giovani cavalieri Alberto Di Maria e Federico Pizzi. I proventi della iniziativa andranno a favore delle molteplici opere caritatevoli dell’ordine: acquisto di macchinari ospedalieri ed ambulanze in Europa e sostegno economico di alcuni lebbrosari in Africa.
La Famiglia Ganassini di Camerati era rappresentata dai Conti Giuseppe ed Emanuela e dalla N.D. Anna Maria in Bruciamonti.
lunedì 26 settembre 2011
lunedì 12 settembre 2011
“Storia ed Iconografia di Famiglie Nobili e Nobilitate” di Vito Caterini
E’ in fase di distribuzione il libro illustrato “Storia ed Iconografia di Famiglie Nobili e Nobilitate”, edito dalla Casa Editrice NordSud e realizzato dal Nob. Grande Uff. Dott. Vito Caterini (appassionato ed esperto studioso di araldica ed ordini cavallereschi). Nella pregevole pubblicazione sono raccolti numerosi stemmi a colori , fra i quali, quelli delle famiglie: Aliprandi, Crociani Baglioni, Comneno, Ganassini, Jonghi Lavarini, Lupis Macedonio, Romei Longhena e Zoia. Il volume (17X24 cm) di oltre 200 pagine, può essere richiesto direttamente all’autore e verrà spedito per contrassegno postale. Il contributo richiesto è di 45,00 € più spese di spedizione. Informazioni: vitogaetanoc@gmail.com – Cell 380.7580002
Ganassini: Vendemmia 2011
Ottima annata per la vendemmia di uva di Barbera e Grignolino nelle vigne di Vignale Monferrato di proprietà dei Conti Ganassini di Camerati. In alto la bottiglia della eccezionale Barbera riserva 2009 (barriccato e millesimato), in basso le tre generazioni della intraprendente famiglia Ganassini: Domenico senior, il figlio Giuseppe e l'erede, il piccolo Domenico junior.
lunedì 5 settembre 2011
S.E. Mons. O'Brien nuovo Pro-Gran Maestro O.E.S.S.G.
VATICANO: MONS. O'BRIEN NUOVO GRAN MAESTRO ORDINE SANTO SEPOLCRO
(Agenzia ASCA) - Citta' del Vaticano, 29 agosto 2011 - Papa Benedetto XVI ha accolto la rinuncia presentata dal card. John Patrick Foley all'incarico di Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme ed ha nominato Pro-Gran Maestro del medesimo Ordine Equestre mons. Edwin Frederick O'Brien, finora arcivescovo di Baltimora. La ha reso noto oggi la Sala stampa vaticana. L'Ordine del Santo Sepolcro, noto per il suo impegno per la Terra Santa, e' sotto la tutela giuridica della Santa Sede ed il Gran Priore e' il Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, che ha accolto la nomina con ''soddisfazione e riconoscenza'', esprimendo ''vive congratulazioni'' al nuovo Gran Maestro. Mons. O'Brien e' arcivescovo di Baltimora dal 12 luglio 2007. Il nuovo Gran Maestro e' nato nel Bronx, New York, l'8 aprile 1939. Consacrato sacerdote nel 1965, e' stato, tra le altre cose, cappellano dell'Accademia militare di West Point e in Vietnam dal 1971 al 1972.
venerdì 2 settembre 2011
lunedì 29 agosto 2011
La nobile famiglia dei Bertinotti di Balangero
FAMIGLIA BERTINOTTI
CONTI DELL’ IMPERO D’ AUSTRIA, CONTI PALATINI, SIGNORI DI BALANGERO,
NOBILI DEL SACRO ROMANO IMPERO
_____
LEVANO PER ARMI: D’ORO A TRE PALI DI ROSSO, ACCOLLATO ALL’ AQUILA DELL’ IMPERO
MOTTO: SIT PRO RATIONE VOLUNTAS
La nobile famiglia Bertinotti, di rango comitale, appare senza dubbio come una delle più anticamente documentate del Piemonte. Si tratta di un cognome assai poco diffuso, riconducibile ad un unico ceppo originario che appare tra le più rilevanti famiglie del XIII secolo nelle Valli di Lanzo. L’ origine è probabilmente nel longobardo “bertha”, luminoso, passato per anaferesi nel cognome. Si tratta, peraltro, di un caso abbastanza raro: il cognome, che come appare tal quale è assai antico, è giunto incorrotto nella sua forma originaria fino a noi, esattamente come riportato nei documenti tardo medievali (Franchisie concesse comitatus et hominibus Balagerij Mathiarum et Villaenove, 1346). La prima attestazione certamente riscontrata della famiglia Bertinotti risale al XVI secolo, per la precisione al 17 del mese di giugno 1348: in quella data l’ Abate del monastero di san Mauro Pulcherada, che vantava ab immemorabili diritti sovrani sulle terre di Balangero, Mathi e Villanuova promananti da una bolla dell’ imperatore Ottone (G. Mola di Nomaglio, Feudi e Nobiltà nelle Valli dei Savoia, 2006), infeudò i diritti di Signoria, successione, dazi e terze vendite a favore di alcuni abitanti di Balangero tra i quali compare un” Antonio Bertinotti”, dietro pagamento della cifra assai considerevole di 100 soldi d’ oro pro capite ogni anno nella data di San Martino (G. Mola di Nomaglio, Feudi, cit.). La cifra era piuttosto ingente, denunciava già a metà del XIV secolo la rilevanza economica della famiglia Bertinotti. Si tratta, si badi bene, della sola famiglia Bertinotti presente in tutto il lanzese e il canavese, pertanto è da escludersi la confusione con omonimi: Bertinotti è anzi la forma ipocoristicamente deformata di Berti o Bertini, cognomi entrambi presenti nel torinese, deformazione operata plausibilmente alla metà del XIII secolo proprio per differenziare i vari ceppi. Dall’ esame dei documenti storico-familiari (G. de Longis Cristaldi, Archivi di Famiglie e di Persone, materiali per una guida, 1998), pur difettando riscontri genealogici certi per alcune carenze negli specifici registri parrocchiali nel periodo tra il 1300 e il 1500, appare abbastanza certo che quella lanzese sia il ceppo originario della famiglia Bertinotti di Cureggio (NO), il cui primo stipite genealogicamente collegato all’ istante Andrea Boezio Bertinotti è tale Giovanni Boezio Bertinotti, battezzato in Cureggio il 10 giugno 1489 e figlio di Giovanni Bertinotti e Maria Pelberti di Pietro, entrambi nativi di Balangero: il collegamento araldico-genealogico tra i Bertinotti di Cureggio ed il ceppo lanzese appare quindi incontrovertibilmente fondato ed accertato nella documentazione ecclesiastica, anche perché prima del sunnominato Giovanni Boezio il cognome Bertinotti risulta del tutto estraneo all’ areale novarese (Gli archivi della Collegiata di Borgomanero, 1907).
Proprio questo Giovanni Boezio, in data 10 marzo 1511 viene insignito da papa Giulio II della Rovere della Contea Palatina maggiore, ossia ereditabile in infinito per tutta la discendenza; contea palatina nel senso più ampio, con facoltà di legittimar bastardi (tranne quelli di stirpe reale, privilegio concesso solo al palatino del Reno), restituire in pristino le persone ingiuriate e soprattutto la facoltà, sotto l’ autorità del Pontefice, di concedere Armi e titoli nobiliari non trasmissibili (cosiddetti minori), prassi comune per i palatini Lateranensi. La concessione avvenne in seguito all’ incarico, ricoperto dallo stesso Giovanni Boezio, di gonfaloniere della Chiesa nell’ ambasciata condotta a Berna con il legato pontificio De Grassi, missione per il quale il Bertinotti mise a disposizione cavalcature e militi di scorta.
La citata disponibilità della cifra di cento soldi d’ oro fino per l’ acquisto dei diritti feudali era giustificata solo da rendite piuttosto alte, la cui origine è forse identificabile nella traccia che ci è lasciata dal consegnamento d’ armi che il duca di Savoia, Carlo Emanuele I, indisse nel 1580. La famiglia Bertinotti consegnò il proprio stemma (d’ oro a tre pali di gueules) al delegato camerale, il quale dietro il pagamento dell’ emolumento di 40 scudi d’ oro rimise al Duca la decisione circa la concessione dell’ uso dell’ Arma. La risposta del Duca, redatta in carta pesante riportante sigillo cartaceo del Duca medesimo e da lui debitamente firmata ed interinata, non lascia dubbio circa l’ antichità e la nobiltà della famiglia: non si limita a concedere l’ uso in quanto arma la cui antichità è già notoria nel XVI secolo, ma riconosce ai Bertinotti il titolo di Signori di Balangero per tutta la loro discendenza maschile in infinito, non come concessione ex novo ma come semplice rinnovazione di un titolo esistente in capo all’ istante: è quindi corretto far risalire la nobiltà generosa accertata genealogicamente alla nascita di Francesco Bertinotti di Luigi nel 1558. Pare infatti che fin dalla metà del 1400, da quando cioè il monastero di San Mauro era stato commendato all’ abate Vasino Marabilia, tutti i Consignori abbiano smesso di versare l’ indennità dovuta per la concessione del feudo, mentre i Bertinotti continuarono puntigliosamente a rimettere la cifra fino alla metà del 1500 (Le carte degli archivi piemontesi, politici, amministrativi, giudiziari, finanziari, comunali, ecclesiastici e di enti morali, Fratelli Bocca, 1881), in ciò agevolati dalle esazioni e dalle gabelle che la concessione fruttava, restandone quindi gli unici titolari riconosciuti dal Sovrano. All’ Arma della famiglia Bertinotti, quindi, nel 1580 viene collegato il titolo nobiliare di Signore di un importante feudo come quello di Balangero. Interessante però, nell’ esergo della risposta del duca, l’ indicazioni dei Bertinotti come “già nobili della casa d’ Este”: è interessante perché è storicamente accertato che effettivamente gli Este esercitavano sovranità su quelle terre prima dei Savoia, è quindi plausibile che i Bertinotti venissero inviati dagli Este come nobili della Corte per amministrare il feudo, il che giustificherebbe la disponibilità economica di cui la famiglia disponeva per rilevarlo nel 1348 e la ricezione nobiliare da parte del Savoia come mero atto di riconoscimento di uno status precedente.
Verso la fine del XV secolo la famiglia si è trasferita dalle valli di Lanzo nel marchesato di Cureggio (F. Allegra, Borgomanero cronache di un Millennio, 1963), anche questo retto all’ epoca dagli Este e poi passato ai Savoia a fine XVIII secolo, e forse proprio in ragione di una antica fedeltà alla casata Estense si può spiegare l’ abbandono delle valli lanzesi per emigrare sui colli novaresi, oppure per un mutato assetto degli assetti economici della famiglia. E’ interessante notare come in tre dei cinque certificati di battesimo redatti in Cureggio durante la signoria marchionale estense figurassero come padrini dei primogeniti della famiglia Bertinotti i marchesi di Este rispettivamente nelle persone dei marchesi Ercole Filippo d’ Este padrino di Fiorentino Bertinotti (1590), Sigismondo d’ Este per Giulio Boezio Bertinotti (1615) e Sigismondo Francesco d’ Este, ultimo marchese di Borgomanero e Cureggio, per Francesco Maria Bertinotti nel 1711. Il parrinaggio battesimale, privilegio onorifico concesso dai marchesi in pochissime, sporadiche occasioni, dimostra il favore e l’ importanza della famiglia nel secolo estense del marchesato di Borgomanero e Cureggio (G. Colombo, La Storia di Borgomanero, 1978).
Proprio in questo periodo la famiglia Bertinotti, anche grazie a una oculata politica matrimoniale con le famiglie nobili e notabili del novarese, raccolse abbastanza denaro ed influenza per costruire, in Borgomanero, un grande convento in quartiere San Leonardo dove molti membri della famiglia conclusero i loro giorni, come devotamente registrato negli archivi del monastero (chiuso sotto il dominio naopoleonico) oggi conservati nella Collegiata di San Bartolomeo in Borgomanero (P. Zanetta, Ad Banchum Juris Burgi Maynerii, 1986). Tradizionalmente il cadetto della famiglia ricopriva l’ incarico di amministratore ed abate secolare del monastero.
Per quanto riguarda i legami familiari dei quali possiamo presentare documentazione genealogica, è interessante notare da un lato un’ accorta politica matrimoniale con alcune famiglie aristocratiche novaresi (contessa Clementina Marazza con Ludovico Bertinotti nel 1557, contessa Anna Maria Tornielli di Vergano con Francesco Bertinotti nel 1580, marchesa Marianna Fontana Ferrari Ardicini con Giulio Boezio Bertinotti nel 1637) e nel 1677 con Maria Cristina di San Giorgio, contessa di Pombia e Biandrate, che ha portato in dote un intero forziere di oro e rubini oltre al suo prezioso antichissimo sangue arduinico di stirpe reale. E’ anche interessante notare che, nell’ atto di battesimo di Stefano Baldassarre Bertinotti del 1640 è indicato come padrino il conte Giovanni Battista Fossati, abate commendatario, la cui antichissima famiglia comitale era all’ epoca al vertice del potere e dell’ influenza politica; anche questa una dimostrazione dell’ accuratezza nella scelta dei legami familiari, sia pure indiretti.
Dopo l’ estinzione della signoria Estense sul marchesato di Borgomanero i nuovi Signori, i Savoia, riconobbero a Gaspare Bertinotti, Signore di Balangero, l’ incarico di attuaro collegiato per la neo acquisita provincia di Borgomanero, con scrupolosa indicazione di tutti i municipi di competenza. Ci resta l’ originale del decreto di nomina, in pergamena con grosso sigillo in ceralacca incusso in custodia di piombo, firmato da Vittorio Amedeo III nell’ anno 1789. Ad esso incarico, come debitamente ricordato nella pergamena autografa del Sovrano, era collegato il titolo nobiliare di Nobile del Sacro Romano Impero per l’ insignito e per “lor figliuoli e descendenti in infinito”, aggiungendo quindi al titolo di Signore di Balangero anche quello di Nobile del Sacro Romano Impero.
Gaspare Maria Bertinotti sposa nel 1804 Anna Maria Baroli, dalla quale riceve in dote un grande appezzamento di terreno in prossimità di Piacenza, in località Baselicaduce. Probabilmente in quanto troppo distante dalla sua zona di residenza, oppure per devozione verso la casa d’ Asburgo (fedeltà da questo punto in poi mai rinnegata, e che causerà nel 1915 la perdita di tutte le fortune economiche della famiglia), Gaspare redige un fedecommesso testamentario. Va notato che il fedecommesso è istituto esclusivamente nobiliare con il quale il testatore dispone di beni immobili o fondiari per il periodo successivo alla propria morte. Su essi fondi Gaspare costituisce una commenda di juspatronato familiare per il Sacro Angelico Imperiale Ordine Costantiniano di San Giorgio, rifondato e retto dall’ arciduchessa Maria Luigia d’ Asburgo duchessa sovrana di Parma e Piacenza. La creazione di commenda di juspatronato familiare dell’ Ordine Costantiniano è sufficiente, secondo ogni massamario, per radicare in capo al rogante ed alla sua discendenza la nobiltà generosa. Contestualmente all’ erezione, e quindi al conferimento per motu proprio della Commenda dell’ Ordine Costantiniano, viene conferita a Gaspare anche la Grande Croce dell’ Ordine Imperiale di Leopoldo, onorificenza asburgica che comporta per l’ insignito del rango di Gran Croce l’ incarico di consigliere intimo nonché di cugino di Sua Maestà Imperiale Reale ed Apostolica e per lui e i suoi successori maschi in infinito il titolo di Conti dell’ Impero d’ Austria e del Regno Apostolico di Ungheria &c &c.
I discendenti di Gaspare mantennero il titolo comitale e la commenda di juspatronato fino alla annessione del Ducato parmense prima alle Province d’ Emilia e successivamente al Regno di Sardegna, nel 1860. La famiglia Bertinotti, ritenendosi sempre legata alle origini estensi e quindi alla casa d’ Asburgo, non volle in alcun modo appoggiare l’ occupazione del Ducato; all’ atto di incorporazione della Commenda Costantiniana della famiglia Bertinotti nel patrimonio dell’ Ordine Mauriziano, nel quale i beni costantiniani confluirono, Silvano Bertinotti non ritenne di aderire abbandonando le terre ed i mansi all’ amministrazione sarda senza prendervi alcuna parte. L’ Ordine mauriziano, non potendo avocarli in quanto commendati per fedecommesso, li alienò ad alcuni maggiorenti del nuovo notabilato locale.
Similmente non fu promossa alcuna opera di riconoscimento delle titolature nobiliari presso la corte sabauda, titolature che peraltro continuarono ad essere pacificamente utilizzate localmente.
Giovanni Bertinotti, nato a Fobello nel 1914 e tenuto a battesimo dall’ industriale automobilistico valsesiano Vincenzo Lancia, divenne nel dopoguerra un dirigente regionale del partito della Democrazia Cristiana assieme ad Achille Marazza, di cui fu intimo amico e collaboratore, oltreché legato da antichi intrecci familiari. Fu proprio il Marazza che trattò con Mussolini e con il cardinale Ildefonso Schuster la resa del Duce a Milano nel 1945. Benemerito della chiesa cureggese, il conte Giovanni Bertinotti donò il terreno su cui costruire l’ ACLI e l’ asilo nido per i bimbi del paese, e offrì l’ intero suo patrimonio per il restauro della chiesa arciparrocchiale e per l’ antico battistero cureggese risalente all’ XI secolo, oggi monumento nazionale.
Pierangelo Bertinotti, nato nel 1938 e coniugato con Maria Luigia Alliata (famiglia di Gozzano discendente dal ramo pisano degli Alliata che contò molti cavalieri dell’ Ordine di Santo Stefano Papa e Martire), è imprenditore alberghiero noto in tutta Italia. Per l’ attività di diffusione della cultura culinaria italiana all’ estero, dove è docente in vari istituti, è stato decorato del rango di Cavaliere Ufficiale al Merito della Repubblica.
Andrea Boezio Bertinotti, nato nel 1974, è capo della sezione sanitaria milanese del CISOM, corpo di soccorso del Sovrano Militare Ordine di Malta; è anche responsabile della formazione sanitaria dei volontari milanesi del CISOM, dei barellieri e delle sorelle. E’ editore di testi storico artistici, studioso di arte medievale ed archeologia industriale piemontese. Prima di dedicarsi all’ attività editoriale, dapprima per Franco Maria Ricci indi in proprio, ha ricoperto per diversi anni l’ incarico di Conservatore del Registro Fiat Italiano in Torino.
CONTI DELL’ IMPERO D’ AUSTRIA, CONTI PALATINI, SIGNORI DI BALANGERO,
NOBILI DEL SACRO ROMANO IMPERO
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LEVANO PER ARMI: D’ORO A TRE PALI DI ROSSO, ACCOLLATO ALL’ AQUILA DELL’ IMPERO
MOTTO: SIT PRO RATIONE VOLUNTAS
La nobile famiglia Bertinotti, di rango comitale, appare senza dubbio come una delle più anticamente documentate del Piemonte. Si tratta di un cognome assai poco diffuso, riconducibile ad un unico ceppo originario che appare tra le più rilevanti famiglie del XIII secolo nelle Valli di Lanzo. L’ origine è probabilmente nel longobardo “bertha”, luminoso, passato per anaferesi nel cognome. Si tratta, peraltro, di un caso abbastanza raro: il cognome, che come appare tal quale è assai antico, è giunto incorrotto nella sua forma originaria fino a noi, esattamente come riportato nei documenti tardo medievali (Franchisie concesse comitatus et hominibus Balagerij Mathiarum et Villaenove, 1346). La prima attestazione certamente riscontrata della famiglia Bertinotti risale al XVI secolo, per la precisione al 17 del mese di giugno 1348: in quella data l’ Abate del monastero di san Mauro Pulcherada, che vantava ab immemorabili diritti sovrani sulle terre di Balangero, Mathi e Villanuova promananti da una bolla dell’ imperatore Ottone (G. Mola di Nomaglio, Feudi e Nobiltà nelle Valli dei Savoia, 2006), infeudò i diritti di Signoria, successione, dazi e terze vendite a favore di alcuni abitanti di Balangero tra i quali compare un” Antonio Bertinotti”, dietro pagamento della cifra assai considerevole di 100 soldi d’ oro pro capite ogni anno nella data di San Martino (G. Mola di Nomaglio, Feudi, cit.). La cifra era piuttosto ingente, denunciava già a metà del XIV secolo la rilevanza economica della famiglia Bertinotti. Si tratta, si badi bene, della sola famiglia Bertinotti presente in tutto il lanzese e il canavese, pertanto è da escludersi la confusione con omonimi: Bertinotti è anzi la forma ipocoristicamente deformata di Berti o Bertini, cognomi entrambi presenti nel torinese, deformazione operata plausibilmente alla metà del XIII secolo proprio per differenziare i vari ceppi. Dall’ esame dei documenti storico-familiari (G. de Longis Cristaldi, Archivi di Famiglie e di Persone, materiali per una guida, 1998), pur difettando riscontri genealogici certi per alcune carenze negli specifici registri parrocchiali nel periodo tra il 1300 e il 1500, appare abbastanza certo che quella lanzese sia il ceppo originario della famiglia Bertinotti di Cureggio (NO), il cui primo stipite genealogicamente collegato all’ istante Andrea Boezio Bertinotti è tale Giovanni Boezio Bertinotti, battezzato in Cureggio il 10 giugno 1489 e figlio di Giovanni Bertinotti e Maria Pelberti di Pietro, entrambi nativi di Balangero: il collegamento araldico-genealogico tra i Bertinotti di Cureggio ed il ceppo lanzese appare quindi incontrovertibilmente fondato ed accertato nella documentazione ecclesiastica, anche perché prima del sunnominato Giovanni Boezio il cognome Bertinotti risulta del tutto estraneo all’ areale novarese (Gli archivi della Collegiata di Borgomanero, 1907).
Proprio questo Giovanni Boezio, in data 10 marzo 1511 viene insignito da papa Giulio II della Rovere della Contea Palatina maggiore, ossia ereditabile in infinito per tutta la discendenza; contea palatina nel senso più ampio, con facoltà di legittimar bastardi (tranne quelli di stirpe reale, privilegio concesso solo al palatino del Reno), restituire in pristino le persone ingiuriate e soprattutto la facoltà, sotto l’ autorità del Pontefice, di concedere Armi e titoli nobiliari non trasmissibili (cosiddetti minori), prassi comune per i palatini Lateranensi. La concessione avvenne in seguito all’ incarico, ricoperto dallo stesso Giovanni Boezio, di gonfaloniere della Chiesa nell’ ambasciata condotta a Berna con il legato pontificio De Grassi, missione per il quale il Bertinotti mise a disposizione cavalcature e militi di scorta.
La citata disponibilità della cifra di cento soldi d’ oro fino per l’ acquisto dei diritti feudali era giustificata solo da rendite piuttosto alte, la cui origine è forse identificabile nella traccia che ci è lasciata dal consegnamento d’ armi che il duca di Savoia, Carlo Emanuele I, indisse nel 1580. La famiglia Bertinotti consegnò il proprio stemma (d’ oro a tre pali di gueules) al delegato camerale, il quale dietro il pagamento dell’ emolumento di 40 scudi d’ oro rimise al Duca la decisione circa la concessione dell’ uso dell’ Arma. La risposta del Duca, redatta in carta pesante riportante sigillo cartaceo del Duca medesimo e da lui debitamente firmata ed interinata, non lascia dubbio circa l’ antichità e la nobiltà della famiglia: non si limita a concedere l’ uso in quanto arma la cui antichità è già notoria nel XVI secolo, ma riconosce ai Bertinotti il titolo di Signori di Balangero per tutta la loro discendenza maschile in infinito, non come concessione ex novo ma come semplice rinnovazione di un titolo esistente in capo all’ istante: è quindi corretto far risalire la nobiltà generosa accertata genealogicamente alla nascita di Francesco Bertinotti di Luigi nel 1558. Pare infatti che fin dalla metà del 1400, da quando cioè il monastero di San Mauro era stato commendato all’ abate Vasino Marabilia, tutti i Consignori abbiano smesso di versare l’ indennità dovuta per la concessione del feudo, mentre i Bertinotti continuarono puntigliosamente a rimettere la cifra fino alla metà del 1500 (Le carte degli archivi piemontesi, politici, amministrativi, giudiziari, finanziari, comunali, ecclesiastici e di enti morali, Fratelli Bocca, 1881), in ciò agevolati dalle esazioni e dalle gabelle che la concessione fruttava, restandone quindi gli unici titolari riconosciuti dal Sovrano. All’ Arma della famiglia Bertinotti, quindi, nel 1580 viene collegato il titolo nobiliare di Signore di un importante feudo come quello di Balangero. Interessante però, nell’ esergo della risposta del duca, l’ indicazioni dei Bertinotti come “già nobili della casa d’ Este”: è interessante perché è storicamente accertato che effettivamente gli Este esercitavano sovranità su quelle terre prima dei Savoia, è quindi plausibile che i Bertinotti venissero inviati dagli Este come nobili della Corte per amministrare il feudo, il che giustificherebbe la disponibilità economica di cui la famiglia disponeva per rilevarlo nel 1348 e la ricezione nobiliare da parte del Savoia come mero atto di riconoscimento di uno status precedente.
Verso la fine del XV secolo la famiglia si è trasferita dalle valli di Lanzo nel marchesato di Cureggio (F. Allegra, Borgomanero cronache di un Millennio, 1963), anche questo retto all’ epoca dagli Este e poi passato ai Savoia a fine XVIII secolo, e forse proprio in ragione di una antica fedeltà alla casata Estense si può spiegare l’ abbandono delle valli lanzesi per emigrare sui colli novaresi, oppure per un mutato assetto degli assetti economici della famiglia. E’ interessante notare come in tre dei cinque certificati di battesimo redatti in Cureggio durante la signoria marchionale estense figurassero come padrini dei primogeniti della famiglia Bertinotti i marchesi di Este rispettivamente nelle persone dei marchesi Ercole Filippo d’ Este padrino di Fiorentino Bertinotti (1590), Sigismondo d’ Este per Giulio Boezio Bertinotti (1615) e Sigismondo Francesco d’ Este, ultimo marchese di Borgomanero e Cureggio, per Francesco Maria Bertinotti nel 1711. Il parrinaggio battesimale, privilegio onorifico concesso dai marchesi in pochissime, sporadiche occasioni, dimostra il favore e l’ importanza della famiglia nel secolo estense del marchesato di Borgomanero e Cureggio (G. Colombo, La Storia di Borgomanero, 1978).
Proprio in questo periodo la famiglia Bertinotti, anche grazie a una oculata politica matrimoniale con le famiglie nobili e notabili del novarese, raccolse abbastanza denaro ed influenza per costruire, in Borgomanero, un grande convento in quartiere San Leonardo dove molti membri della famiglia conclusero i loro giorni, come devotamente registrato negli archivi del monastero (chiuso sotto il dominio naopoleonico) oggi conservati nella Collegiata di San Bartolomeo in Borgomanero (P. Zanetta, Ad Banchum Juris Burgi Maynerii, 1986). Tradizionalmente il cadetto della famiglia ricopriva l’ incarico di amministratore ed abate secolare del monastero.
Per quanto riguarda i legami familiari dei quali possiamo presentare documentazione genealogica, è interessante notare da un lato un’ accorta politica matrimoniale con alcune famiglie aristocratiche novaresi (contessa Clementina Marazza con Ludovico Bertinotti nel 1557, contessa Anna Maria Tornielli di Vergano con Francesco Bertinotti nel 1580, marchesa Marianna Fontana Ferrari Ardicini con Giulio Boezio Bertinotti nel 1637) e nel 1677 con Maria Cristina di San Giorgio, contessa di Pombia e Biandrate, che ha portato in dote un intero forziere di oro e rubini oltre al suo prezioso antichissimo sangue arduinico di stirpe reale. E’ anche interessante notare che, nell’ atto di battesimo di Stefano Baldassarre Bertinotti del 1640 è indicato come padrino il conte Giovanni Battista Fossati, abate commendatario, la cui antichissima famiglia comitale era all’ epoca al vertice del potere e dell’ influenza politica; anche questa una dimostrazione dell’ accuratezza nella scelta dei legami familiari, sia pure indiretti.
Dopo l’ estinzione della signoria Estense sul marchesato di Borgomanero i nuovi Signori, i Savoia, riconobbero a Gaspare Bertinotti, Signore di Balangero, l’ incarico di attuaro collegiato per la neo acquisita provincia di Borgomanero, con scrupolosa indicazione di tutti i municipi di competenza. Ci resta l’ originale del decreto di nomina, in pergamena con grosso sigillo in ceralacca incusso in custodia di piombo, firmato da Vittorio Amedeo III nell’ anno 1789. Ad esso incarico, come debitamente ricordato nella pergamena autografa del Sovrano, era collegato il titolo nobiliare di Nobile del Sacro Romano Impero per l’ insignito e per “lor figliuoli e descendenti in infinito”, aggiungendo quindi al titolo di Signore di Balangero anche quello di Nobile del Sacro Romano Impero.
Gaspare Maria Bertinotti sposa nel 1804 Anna Maria Baroli, dalla quale riceve in dote un grande appezzamento di terreno in prossimità di Piacenza, in località Baselicaduce. Probabilmente in quanto troppo distante dalla sua zona di residenza, oppure per devozione verso la casa d’ Asburgo (fedeltà da questo punto in poi mai rinnegata, e che causerà nel 1915 la perdita di tutte le fortune economiche della famiglia), Gaspare redige un fedecommesso testamentario. Va notato che il fedecommesso è istituto esclusivamente nobiliare con il quale il testatore dispone di beni immobili o fondiari per il periodo successivo alla propria morte. Su essi fondi Gaspare costituisce una commenda di juspatronato familiare per il Sacro Angelico Imperiale Ordine Costantiniano di San Giorgio, rifondato e retto dall’ arciduchessa Maria Luigia d’ Asburgo duchessa sovrana di Parma e Piacenza. La creazione di commenda di juspatronato familiare dell’ Ordine Costantiniano è sufficiente, secondo ogni massamario, per radicare in capo al rogante ed alla sua discendenza la nobiltà generosa. Contestualmente all’ erezione, e quindi al conferimento per motu proprio della Commenda dell’ Ordine Costantiniano, viene conferita a Gaspare anche la Grande Croce dell’ Ordine Imperiale di Leopoldo, onorificenza asburgica che comporta per l’ insignito del rango di Gran Croce l’ incarico di consigliere intimo nonché di cugino di Sua Maestà Imperiale Reale ed Apostolica e per lui e i suoi successori maschi in infinito il titolo di Conti dell’ Impero d’ Austria e del Regno Apostolico di Ungheria &c &c.
I discendenti di Gaspare mantennero il titolo comitale e la commenda di juspatronato fino alla annessione del Ducato parmense prima alle Province d’ Emilia e successivamente al Regno di Sardegna, nel 1860. La famiglia Bertinotti, ritenendosi sempre legata alle origini estensi e quindi alla casa d’ Asburgo, non volle in alcun modo appoggiare l’ occupazione del Ducato; all’ atto di incorporazione della Commenda Costantiniana della famiglia Bertinotti nel patrimonio dell’ Ordine Mauriziano, nel quale i beni costantiniani confluirono, Silvano Bertinotti non ritenne di aderire abbandonando le terre ed i mansi all’ amministrazione sarda senza prendervi alcuna parte. L’ Ordine mauriziano, non potendo avocarli in quanto commendati per fedecommesso, li alienò ad alcuni maggiorenti del nuovo notabilato locale.
Similmente non fu promossa alcuna opera di riconoscimento delle titolature nobiliari presso la corte sabauda, titolature che peraltro continuarono ad essere pacificamente utilizzate localmente.
Giovanni Bertinotti, nato a Fobello nel 1914 e tenuto a battesimo dall’ industriale automobilistico valsesiano Vincenzo Lancia, divenne nel dopoguerra un dirigente regionale del partito della Democrazia Cristiana assieme ad Achille Marazza, di cui fu intimo amico e collaboratore, oltreché legato da antichi intrecci familiari. Fu proprio il Marazza che trattò con Mussolini e con il cardinale Ildefonso Schuster la resa del Duce a Milano nel 1945. Benemerito della chiesa cureggese, il conte Giovanni Bertinotti donò il terreno su cui costruire l’ ACLI e l’ asilo nido per i bimbi del paese, e offrì l’ intero suo patrimonio per il restauro della chiesa arciparrocchiale e per l’ antico battistero cureggese risalente all’ XI secolo, oggi monumento nazionale.
Pierangelo Bertinotti, nato nel 1938 e coniugato con Maria Luigia Alliata (famiglia di Gozzano discendente dal ramo pisano degli Alliata che contò molti cavalieri dell’ Ordine di Santo Stefano Papa e Martire), è imprenditore alberghiero noto in tutta Italia. Per l’ attività di diffusione della cultura culinaria italiana all’ estero, dove è docente in vari istituti, è stato decorato del rango di Cavaliere Ufficiale al Merito della Repubblica.
Andrea Boezio Bertinotti, nato nel 1974, è capo della sezione sanitaria milanese del CISOM, corpo di soccorso del Sovrano Militare Ordine di Malta; è anche responsabile della formazione sanitaria dei volontari milanesi del CISOM, dei barellieri e delle sorelle. E’ editore di testi storico artistici, studioso di arte medievale ed archeologia industriale piemontese. Prima di dedicarsi all’ attività editoriale, dapprima per Franco Maria Ricci indi in proprio, ha ricoperto per diversi anni l’ incarico di Conservatore del Registro Fiat Italiano in Torino.
lunedì 25 luglio 2011
NOBILI e CAVALIERI
Il Centro Studi Storici e Politici Internazionali Patria e Libertà, presieduto dal Conte Prof. Fernando Crociani Baglioni (Presidente dalla Accademia di Studi sugli Ordini Cavallereschi, Membro del Collegio Araldico e della Società Genealogica Italiana, Cavaliere di Grazia e Devozione dello SMOM, Cavaliere di Gran Croce dell'OESSG e Grande Ufficiale dell'OSSML), aderisce al manifesto del Fonte della Tradizione, teso a ridare dignità e senso ai valori di Cavalleria ed Aristocrazia.
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Pur rispettando tutte le iniziative singole e private che si ispirano ai concetti ed ai valori cristiani ed europei di nobiltà e cavalleria, per serietà e rispetto della storia, il Fonte della Tradizione, d'ora in poi, riconoscerà e darà spazio solo:
- ai NOBILI riconosciuti tali dal COLLEGIO ARALDICO di Roma (che edita lo storico Libr...o d'Oro della Nobiltà Italiana, presente anche su Facebook), dalla SOCIETA' GENEALOGICA ITALIANA (S.G.I. che edita il Libro d'Oro della Nobiltà Mediterranea e che gestisce il portale enciclopedico Aristopedia, presente anche su Facebook), dal Corpo della Nobiltà Italiana (C.N.I.), dal Corpo della Nobiltà della Sardegna, dall'Istituto Accademico Araldico Genealogico delle Due Sicilie, dall'Istituto Araldico Genealogico Italiano (I.A.G.I.) e dalla Società Italiana di Studi Araldici (S.I.S.A). Per quanto riguarda i titoli e nobili stranieri, verranno sono riconosciuti solo quelli approvati dalla C.I.L.A.N.E. (Commission d'Information et Liaison des Associations Nobiliaires Européennes);
- agli ORDINI CAVALLERRESCHI (Dame e Cavalieri) degli stati sovrani, agli ordini pontifici ed a quelli riconosciuti dallo Stato Vaticano come lo S.M.O.M. (SOVRANO MILITARE ORDINE di MALTA) e l'O.E.S.S.G. (Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme), agli ordini dinastici come l'O.S.S.M.L. (Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro), l'Ordine Costantiniano di San Giorgio (dei legittimi rami di Parma, Napoli e Spagna) e quelli dei legittimi rappresentanti delle ex Case Sovrane d'Europa riconosciuti dalla "Commission Internationale Permanente d'Etudes des Ordres de Chevalerie" e-o dalla Accademia di Studi sugli Ordini Cavallereschi (presente anche su Facebook).
Chiunque avesse domande e-o dubbi sulla legittimità di titoli ed ordini, può rivolgersi direttamente al Fronte della Tradizione per una consulenza assolutamente gratuita e disinteressata: tradizioneuropea@gmail.com..
Lieto evento
martedì 19 luglio 2011
Regno del Lombardo-Veneto
lunedì 18 luglio 2011
I funerali di Otto d'Asburgo
http://www.youtube.com/watch?v=EHSpVSsQNAA&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=-NVs8o9F76o&feature=youtu.be
http://www.youtube.com/watch?v=2TLXKlksDAw&feature=youtu.be
http://www.youtube.com/watch?v=slcJRqox1gI&feature=youtu.be
http://www.youtube.com/watch?v=0A21D7zp1Vk&feature=youtu.be
http://www.youtube.com/watch?v=suet_zTWybs&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=X6UkjkyJbEo&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=Lg0BSpHEmPI&feature=related
Ai solenni funerali erano rappresentati tutti i popoli del Sacro Romano Impero Germanico e della Mitteleuropa, i Cavalieri del Sovrano Militare Ordine di Malta, dell'Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, dell'Ordine Teurtonico e dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, la Guardia Imperiale, gli Shutzen del fedelissimo Tirolo ed i Walser della Alpi, le delegazioni del Circolo del Regno Lombardo Veneto (guidata dal suo presidente Nob.Cav.Dott. Diego Zoia), del movimento PanEuropa e della Walser Uradel Kulturverein (guidata dal suo presidente Barone Dott. Prof. Bolko von Oetinger). In rappresentanza della aristocrazia italiana erano presenti la Contessa Elena Manzoni di Chiosca e Poggiolo ed il Conte Corrado della Torre.
Info: http://www.lombardoveneto.eu/
martedì 12 luglio 2011
Milano: il "Fronte della Tradizione" rende Onore ad Otto d'Asburgo
Ieri, a Milano, nella antica Chiesa di San Sigismondo, con una Santa Messa tradizionale in latino, il "Fronte della Tradizione" ha ricordato ed onorato Sua Altezza Imperial-Regia Apostolica l'ArciDuca Otto d'Asburgo Lorena.
Erano presenti (riconoscibili nella foto, da sinistra): Cav. SAVERIO GRANCAGNOLO (Presidente del Circolo Reale Carlo Alberto), il Nob.Cav.Dott. ROBERTO JONGHI LAVARINI von Urnavas (Delegato per l'Italia della Walser Uradel Kulturverein), l'On. MARIO BORGHEZIO (Eurodeputato della Lega Nord e Presidente della Fondazione Europa dei Popoli), l'Avv. BENEDETTO TUSA (Presidente di PanEuropa Italia e del Circolo La Rocca), il Nob.Cav.Dott. DIEGO MARTINO ZOIA (Presidente della Fondazione Cajetanus e del Circolo del Regno Lombardo-Veneto, organizzatore dell'evento), ATTILIO CARELLI (Dirigente Nazionale e Segretario Regionale della Fiamma Tricolore della Lombardia), il Nob. Cav. di Gran Croce SANDRO PIERATO (Membro della Consulta dei Senatori del Regno, in rappresentanza ufficiale degli Ordini Dinastici di Casa Savoia), il Nob.Cav. LUIGI MASTROIANNI (Delegato Regionale della Lombardia dell'istituto Nazionale per la Guardi d'Onore al Pantheon).
Presenti alla cerimonia (ma non nella foto) anche: MASSIMILIANO BASTONI (Consigliere Comunale della Lega Nord di Milano), i Conti GIUSEPPE ed ELENA MANZONI di Chiosca e Poggiolo, il Marchese ENRICO GIULIANO di Sant'Andrea, il Nob.Cav. ANDREA BOEZIO BERTINOTTI ALLIATA, il Cav.Dott. FLAVIO NUCCI (in rappresentanza del movimento Destrafuturo del Popolo della Libertà), il Cav.Uff. FEDERICO PIZZI ed il Cav. ALBERTO DI MARIA della Associazione Internazionale Cavalieri deglio Ordini Dinastici di Casa Savoia (AICODS), i giovani gentiluomini FEDERICO SAGRAMOSO e GIOVANNI VISCONTI, l'Arch. LEONARDA PANSERA (nota araldista).
giovedì 7 luglio 2011
mercoledì 6 luglio 2011
Milano: Santa Messa per Otto d'Asburgo
La Fondazione Cajetanus e il Circolo del Regno Lombardo Veneto annunziano la celebrazione di una Santa Messa a suffragio di
Sua Maestà Imperiale e Reale Apostolica OTTONE D’ASBURGO de Jure Imperatore d’Austria, Re Apostolico d’Ungheria, Re del Lombardo Veneto, ecc.
già Deputato al Parlamento Europeo e Presidente Onorario di Paneuropa
La celebrazione si terrà Lunedì 11 Luglio 2011 alle ore 17.30 in Milano, presso la Chiesa di San Sigismondo (aggregata alla Perinsigne Imperiale Basilica di Sant’Ambrogio).
Per informazioni: info@lombardoveneto.eu - http://www.lombardoveneto.eu/
N.B.:
1. Enti e Associazioni che intendessero intervenire ufficialmente alla cerimonia, sono pregati di contattare il Presidente della Fondazione, Nob. Cav. Dott. Diego Zoia (3389614714 dalle 15.00 alle 19.00);
2. In occasione della cerimonia sarà possibile sottoscrivere un Registro di Condoglianze che verrà inviato alla Famiglia Imperiale; è possibile sottoscrivere in modo virtuale il registro inviando una mail a: info@lombardoveneto.eu con l’oggetto: condoglianze, e indicando Nome e Cognome e luogo di residenza per esteso.
martedì 5 luglio 2011
S.A.I.R.A. OTTO d'ASBURGO
giovedì 30 giugno 2011
Libraria: "Il giallo di Via Tadino" di Dario Crapanzano
E’ un’atmosfera piacevolmente retrò quella che emerge da questo libro. Siamo negli anni ’50, nel primo dopoguerra, in una tipica casa di ringhiera milanese della zona di Porta Venezia. Qui abitano e si muovono operai, artigiani e negozianti che, per tradizione contadina dura a morire, conducono una vita semplice, si alzano di buon’ora, si coricano presto e lavorano tanto.
In una serata come le altre in cui i condomini stanno consumando la cena, il corpo di una bella donna, sulla quarantina e madre di due figlie, precipita al suolo. L’urlo della donna scuote la tranquilla esistenza degli abitanti, tutto fa pensare ad un suicidio ma, forse, la disgrazia non è una disgrazia.
L’onere di trovare il bandolo della matassa è affidato ad Arrigoni, capo del Commissariato di Porta Venezia. Un vero Maigret in salsa milanese, sia per i metodi d’indagine sia per la passione per il cibo, che, lungi dal fermarsi alle apparenze, si mette a scandagliare, passo passo, la vita della morta e le relazioni all’interno del palazzo. Emerge così una realtà ancora segnata dalla recente guerra: miserie, speranze, una popolazione che cerca di crescere e accedere finalmente, anche a caro prezzo, a qualche sprazzo di benessere. Il microcosmo dello stabile rivela personaggi singolari e un insospettabile sistema di vizi privati e pubbliche virtù. Arrigoni guida sapientemente l’indagine arrivando a scoprire che quello strano suicidio nasconde un’amara verità e che, come sempre, le cose non sono come sembrano.
Un giallo ben riuscito in cui Dario Crapanzano riesce con grande capacità a delineare gli ambienti e i personaggi del dopoguerra milanese. Per chi è milanese d’origine poi, è quasi emozionante vedere le zone familiari di Porta Venezia, Loreto, Casoretto trasportate all’alba degli anni ’50: negozi, cinema, teatri e balere ormai spariti, e una popolazione che, con l’arrivo della lingua inglese (chi sa cos’è un sanguis?), muove i primi passi verso nuovi e più ampi orizzonti.
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